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Nuova Maserati Grecale: il motore è il Nettuno!

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Maserati Grecale

Grecale, ancora il nome di un vento per la casa del tridente. Nuova Maserati Grecale, il SUV, più piccolo del Levante, che ambisce, soprattutto con la versione Trofeo, a fare la voce grossa, con auto del calibro della Porsche Macan. Ci riuscirà? Le ambizioni ci sono tutte, partendo dal motore che troviamo sotto al cofano, della top di gamma, la Trofeo. Motore Nettuno, come la sportivissima di casa Maserati, ovvero la MC20.

Nel listino della Nuova Maserati Grecale, troviamo anche versioni meno care e meno performanti del 3 litri V6 della Trofeo da 530 CV, di cui leggerete in questo articolo: il 2 litri mild hybrid benzina da 300 CV, ovvero le versioni, MHEV GT e MHEV Modena.

Lusso e sportività, le prerogative Maserati

Quando si pensa ad una Maserati, la prima cosa che viene in mente, è il connubio perfetto tra lusso e sportività. La Nuova Maserati Grecale, non deroga al lusso, ma, purtroppo, delude un tantino, quando viene messa alla frusta e questo stona non poco con le caratteristiche che dovrebbe avere la versione Trofeo. L’assetto non si sposa perfettamente col fantastico motore Nettuno.

La trazione integrale, di cui la nuova Maserati Grecale è dotata, si sa, tende al sottosterzo, per sua natura, ma su un’auto sportiva, non si può prescindere dall’avere un retrotreno che segua perfettamente l’avantreno e che aiuti le ruote anteriori a far girare la vettura, per baciare il punto di corda delle curve. Insomma, un minimo di sano sovrasterzo, che aiuti le ruote anteriori.

Nella Grecale, ahinoi, il retrotreno è troppo ben piantato a terra e il sottosterzo non manca, mortificando di fatto la sportività. Anche il rollio ed il beccheggio sono presenti in modo non consono ad una sportiva di razza, come potrebbe essere un’auto con 530 CV. Intendiamoci, l’auto è straordinaria comunque, nel suo complesso, ma non può competere in sportività, con l’auto di riferimento del suo segmento, che è la Porsche Macan.

Nuova Maserati Grecale, interni

Piattaforma Giorgio e molle pneumatiche

I tecnici modenesi, sono partiti dall’ottima piattaforma Giorgio, dell’Alfa Romeo Stelvio e Giulia Quadrifoglio, modificandola per accogliere il progetto, Maserati Grecale. Il passo è cresciuto di 8 cm, ma lo schema delle sospensioni è lo stesso, ovvero, quadrilateri all’avantreno con asse di sterzo semi-virtuale e multilink al retrotreno. Sulla Maserati GrecaleTtrofeo, le molle sono pneumatiche di serie.

Il controllo della stabilità, denominato Vdcm, riesce a controllare in modo evoluto, l’intera dinamica di guida sui tre assi: longitudinale, laterale e verticale.

Il motore è il Nettuno della MC20

In realtà il motore della nuova Maserati Grecale Trofeo è una declinazione del propulsore Nettuno, montato sulla Maserati MC20. Si passa, infatti, dall’avere un 6 cilindri a benzina, 3 litri biturbo, da 620 CV e 730 N m di coppia ad un 3 litri biturbo con cilindri on demand (per contenere i consumi, disattivando la bancata di destra), da 530 CV e 620 N m di coppia motrice.

Motore Nettuno

Prezzi e consumi

La Nuova Maserati Grecale ha un prezzo che parte da circa 75.000 euro della versione 2 litri GT, passando per la versione sempre 2 litri, Modena, venduta a circa 85.000 euro fino ad arrivare alla versione Trofeo 3 litri biturbo di cui abbiamo parlato, che costa circa 115.000 euro, con consumi di carburante che non arrivano ai 9 km/l.

Conclusioni

La nuova Maserati Grecale nella versione Trofeo, non tradisce quelli che sono i must della casa del tridente. C’è l’eleganza ed il lusso che ci si aspetta da una Maserati, c’è lo spazio che ci si aspetta da un’auto lunga 486 cm e larga quasi 2 metri, ma, manca la tenuta di strada che ci si aspetta da un blasone come quello Maserati, soprattutto se si parla di una versione denominata Trofeo. La Grecale, non piacerà solo a noi Europei, ma anche al mercato asiatico. Bene il salto in avanti dell’infotainment!

Alfa Tonale, la qualità prima di tutto

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Tonale, Alfa Romeo del riscatto

Con Alfa Tonale, Alfa Romeo, vuole, in quel di Pomigliano d’Arco, avvicinarsi alle concorrenti tedesche e non solo, per quanto riguarda la qualità costruttiva. Ma un’Alfa Romeo che si rispetti, deve innanzitutto primeggiare nelle prestazioni e nel piacere di guida tra le curve. Sicuramente, l’handling di livello è nel DNA dell’Alfa Tonale, ma non paragonabile a quello della sorella maggiore Stelvio. Con Alfa Tonale, inizia l’era ibrida, che vedrà a listino, sempre più auto elettrificate, d’ora in avanti. Anche plug-in!

La prima Alfa Romeo di Stellantis

Ebbene, Alfa Tonale, è la prima Alfa Romeo, che nasce sotto l’egida di Stellantis. Non beneficia del fantastico pianale, denominato Giorgio, ma nasce, sulla più “umana” piattaforma della Jeep Compass. Da qui si intuisce, come il suv Alfa, non possa essere definito uno Stelvio più piccolo. Non per questo, le soluzioni tecnologiche, sono da meno.

Caratteristiche tecniche Alfa Tonale

Domenico Bagnasco, responsabile progetti di vetture Alfa Romeo ad alte prestazioni, ci descrive le peculiarità della nuova nata, Alfa Romeo Tonale.

Il nuovo SUV del segmento C, del Biscione, è dotato di un 4 cilindri in linea con ciclo miller, di 1.469 cm3, turbo, mild hybrid, con 160 CV (coppia max 240 N m a 1500 giri/min.) o 130 CV. Turbina a geometria variabile ( per il 160 CV) e cambio a doppia frizione per tutti i modelli, per una guida entusiasmante, anche, grazie alle modalità di guida del DNA Alfa Romeo. Quattro valvole per cilindro e iniezione diretta di benzina. La trazione è anteriore.

Sospensioni macpherson, all’anteriore e al posteriore

Per la Tonale, alfa Romeo ha scelto sospensioni macpherson, sia all’anteriore che al posteriore. Le sospensioni anteriori, sono state realizzate per garantire guidabilità e confort. L’angolo di kingpin, ovvero, l’angolo di inclinazione dell’asse di sterzo nel piano trasversale del veicolo, è stato ottimizzato, per azzerare i disturbi sul volante, in curva, causati da buche o cordoli. Inoltre, grazie al Kingpin ottimizzato, si è azzerato il torque steering, ovvero la tendenza del volante a riallinearsi spontaneamente.

Le sospensioni posteriori, anch’esse macpherson, sono state progettate, per far sì, che lo sterzo e l’accelerazione laterale, siano in ottimale comunicazione, ovvero che il posteriore dell’auto, segua fedelmente l’anteriore, caratteristica, questa, tutt’altro che scontata.

Gli ammortizzatori sono idraulici a controllo elettronico.

Alfa Tonale

Sterzo e cambio

Lo sterzo è diretto, come ci si aspetta da un’Alfa Romeo. Il rapporto è 13,6:1! Il cambio è un robotizzato TCT a 7 rapporti, dual clutch (doppia frizione), che ospita al suo interno, il motore elettrico da 20 CV e 55 N m di coppia.

Mild hybrid? Non proprio

Ufficialmente il sistema ibrido dell’Alfa Tonale è mild hybrid schema parallelo. Ma questa dicitura sta un pò stretta, in quanto il sistema ibrido della Tonale, non è classificabile. Vediamo perché.

Un sistema mild hybrid tradizionale, non permette alla vettura di muoversi col solo motore elettrico, in quanto il motore elettrico è collegato attraverso una cinghia al motore termico. Nella Tonale, invece, in manovra, alle basse velocità e in rilascio, ci si muove col solo motore elettrico, grazie al fatto che quest’ultimo è all’interno del cambio e non collegato al termico tramite una cinghia. Quindi il sistema ibrido Alfa Romeo è un sistema che si pone nel mezzo, tra un mild hybrid e un full hybrid.

Alfa Tonale mild hybrid

Tonale, modelli e prezzi

Sono disponibili gli allestimenti: Super, Sprint, Ti, Veloce e Speciale

I prezzi vanno da 35.500 euro a 44.800 euro.

Oltre al 1.500 mild hybrid, declinato nelle potenze 130 CV e 160 CV, è in arrivo l’ibrida plug-in da 275 CV con trazione integrale e la versione diesel 1.600 da 130 CV.

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Meglio diesel o gpl? Guida alla scelta

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La scelta dell’auto è un’impresa difficile

In questo momento storico, acquistare un’auto è diventato difficile, per diversi motivi. Che tipo di auto comprare? Quale alimentazione fa più per me? Col prezzo del metano alle stelle e con la corrente elettrica che non è da meno, sempre più spesso ci si chiede, se per risparmiare, l’auto sia meglio diesel o gpl.

Caratteristiche del motore diesel

I motori diesel, sono motori a combustione spontanea, infatti, la combustione del carburante, avviene solo, grazie alla compressione dello stesso. Non c’è bisogno di candele e scintille! Oggi sono molto evoluti e garantiscono prestazioni di altissimo livello. Coppia motrice e potenza elevate, fanno il paio, paradossalmente, con consumi ridotti, dell’ordine dei 20 km/l. Anche dal punto di vista delle emissioni, sono molto migliorati, anche se il “legislatore”, li sta penalizzando sempre più, con blocchi alla circolazione, all’interno delle grandi città. La longevità dei motori diesel, completa il quadro, infatti, non è insolito arrivare a 400.000 km di percorrenza, senza particolari problemi.

Caratteristiche del motore a gpl

I motori a gpl (gas di petrolio liquefatto), sono gli stessi motori a benzina, opportunamente adattati. Il vantaggio rispetto ai motori a benzina, sta nel fatto, che il gpl, ha un costo al litro inferiore, mediamente del 50%. Ma il risparmio reale sarà di circa il 30/35%, in quanto i motori a gpl, consumano un pò di più dei gemelli a benzina. Inoltre per i motori a gpl, è prevista una manutenzione programmata più costosa, oltre alla revisione della bombola ogni 10 anni.

A causa del minor potere lubrificante del gpl e della temperatura media più alta all’interno della camera di combustione, il motore a gpl, presenta il conto, con una maggiore usura delle sedi delle valvole della testata, che richiedono la registarzione del cosiddetto gioco delle valvole, mediamente ogni 30/40.000 km.

Conclusioni

Quindi alla luce di quanto scritto, vediamo se il motore è meglio diesel o gpl.

Per quanto riguarda i consumi, possiamo dire che si equivalgono! Proprio così, infatti, se consideriamo che il diesel, mediamente fa 20 km/l e che un motore a gpl, consuma il doppio e ne fa 10/11 di km/l, ma che il gpl, ha un costo alla pompa, mediamente di 0,85 euro, ovvero la metà del costo del diesel, allora capirete, che doppio e metà si annullano e che la spesa per circolare è simile.

Al netto di tutto ciò, meglio diesel o gpl? Dipende dal vostro stile di vita e da dove abitate. Se avete una percorrenza annua, molto elevata, superiore ai 30.000 km e abitate in località non soggette al blocco del traffico delle auto a gasolio, allora il diesel è quello che fa per voi.

Divieto di transito delle auto diesel

Se abitate nei pressi dei centri delle grandi città, dove il blocco del traffico delle auto diesel è presente, vedi Milano e avete una percorrenza annua superiore ai 15.000 km, allora vi consiglio il motore a gpl. Anche perché il gpl, non risente della situazione bellica contingente, arrivando da paesi che non c’entrano nulla con la Russia… La stabilità del costo alla pompa è più garantita!

Comunque, al di là di dove abitiate, se la percorrenza annua è elevata, la minor manutenzione programmata, la longevità, le prestazioni e l’attitudine allo “sforzo” del motore diesel, devono farvi protendere all’acquisto di un’auto a gasolio.

Turbina rotta: le cause e la prevenzione

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Motori turbo e downsizing

Ormai da anni, il downsizing la fa da padrone. Motori di piccola cilindrata, spesso a 3 cilindri e sovralimentati, ovvero turbo. Questo perché un motore piccolo e potente, consuma ed inquina meno, di un motore con la stessa potenza, ma di cilindrata più grande. Lo spettro della turbina rotta, spaventa molti, a causa dei costi di riparazione alti.

Ma prevenire la rottura della turbo è possibile! Vedremo come, dopo aver spiegato in modo semplice, ai meno esperti, il funzionamento di un turbocompressore.

Come funziona il turbocompressore

Il turbocompressore, è un componente esterno, che ha la funzione di aumentare le prestazioni del motore, di un veicolo. Un motore turbo è detto sovralimentato, mentre un motore “non turbo”, è detto aspirato.

Questo componente, viene spesso chiamato, solo turbo o turbina, ma il nome corretto è turbocompressore. È composto, da un corpo esterno, chiamato chiocciola, per la forma a chiocciola appunto, che ha una bocca di entrata ed una di uscita e al suo interno, il funzionamento è affidato a due giranti, montate alle estremità opposte di uno stesso albero, che girano alla stessa velocità. Una è la girante calda (turbina), in cui entrano i gas di scarico (che altrimenti in un motore aspirato sarebbero espulsi), grazie ai quali la turbina inizia a girare e l’altra è la girante fredda (compressore), che gira grazie alla rotazione dell’albero, indotta, dalla girante calda appunto.

Una turbina, può raggiungere rotazioni, dell’ordine dei 200.000 giri al minuto o anche di più! La turbina, girando grazie ai gas di scarico del motore, permette al compressore, che anch’esso gira, di aspirare aria pulita, che viene compressa e spinta nel motore, per sovralimentarlo e aumentare così, notevolmente, le prestazioni del motore. Prima, però, l’aria deve passare per un piccolo radiatore, chiamato intercooler, che ha il compito di raffreddare l’aria, che dopo la compressione ha subito un riscaldamento. Questo, perché, l’aria calda occuperebbe un volume maggiore dell’aria fredda e la quantità di aria, che finirebbe nell’aspirazione del motore, sarebbe inferiore, senza l’intercooler.

Approfondisci con questo video.

Turbina rotta! Come prevenire la rottura del turbo

Ad evitare la rottura del turbo e danni al motore, c’è la valvola wastegate, che ha il compito di abbassare la pressione, quando questa supera un certo limite all’interno della bocca d’ingresso, in cui entrano i gas di scarico, che mettono in rotazione la girante calda (turbina).

Ma questo non basta! Infatti sono necessari dei semplici accorgimenti:

  • usare olio motore di qualità e con caratteristiche giuste, sostituendolo ad intervalli regolari; monitorare spesso il livello dell’olio, che dovrà rimanere sempre vicino al massimo
  • sostituire ad intervalli regolari il filtro dell’aria
  • evitare di spegnere subito il motore, dopo lunghi viaggi autostradali o dopo aver “tirato” tanto il motore

Conclusioni

Vorrei soffermarmi in particolare, sul terzo consiglio di cui sopra. Perché è così importante?

Il turbocompressore, vive grazie all’olio che viene spinto al suo interno. L’albero gira su delle boccole, che vengono lubrificate dall’olio del motore, attraverso dei forellini microscopici. Dopo un lungo viaggio, la turbina è incandescente e se mi fremo e spengo subito il motore, l’olio all’interno della turbina brucerà, creando delle incrostazioni, che a lungo andare, ostruiranno i forellini, preposti al passaggio dell’olio per la lubrificazione, determinando la rottura del turbo.

Invece, se aspetto 1/2 minuti prima di spegnere il motore, l’olio lubrificante, continuerà a scorrere all’interno del turbocompressore e non brucerà, scongiurando la formazione delle incrostazioni e la rottura del turbo.

Piccole accortezze che fanno la differenza. Manutenzione programmata e regolare ed evitare di spegnere subito il motore dopo lunghi viaggi o lunghe “tirate”.

La turbina rotta, consente comunque al motore di funzionare, ma la perdita di cavalli e di potenza, si noterà con evidenza; ma non lascia a piedi!

Auto elettriche neopatentati. Novità

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2022: rimossi i limiti di potenza per le auto elettriche per neopatentati

Mi chiedo se sia giusto, permettere ad un neopatentato, di guidare un auto elettrica molto potente e dalla spinta poderosa. È vero, l’ambiente va tutelato, le emissioni di CO2 vanno abbattute e l’acquisto di veicoli a basse emissioni, va incoraggiato, ma anche la sicurezza è importante. Ogni anno, ci sono oltre 3.000 morti in Italia a causa di incidenti stradali. Il dato è costante da diversi anni! Mi sarei aspettato dal governo, i tanto attesi corsi di guida sicura obbligatori, come ormai da tempo ci sono in tanti paesi, vedi l’Austria, ad esempio. Invece cosa abbiamo? La rimozione del limite di potenza massima, per consentire l’acquisto di molti modelli prestazionali, di auto elettriche per neopatentati. Davvero deludente…

Cosa cambia col decreto infrastrutture

Come tutti sanno, i neopatentati, ormai dal lontano 2011, non possono guidare per il primo anno dal conseguimento della licenza di guida, tutte le auto, ma solo quelle che rispondono al criterio della potenza specifica riferita alla tara, ovvero 55 kW/t. Oltre a questo limite, c’è anche quello della potenza massima, che non deve essere superiore a 70 kW (95 CV).

Col decreto infrastrutture e in particolare, con una circolare del 7 settembre scorso, il Viminale, si è espresso sul tema: auto elettriche neopatentati. Nello specifico, solo per la conduzione di auto elettriche, viene innalzato il rapporto, potenza/peso a 65 kW/t.

Ma non finisce qui! Infatti, nella circolare è specificato che oltre all’innalzamento del rapporto peso potenza a 65 kW/t, viene anche rimosso il limite generico della potenza massima del motore.

Auto elettriche neopatentati, potentissime!

Ebbene si, i neopatentati, potranno guidare auto elettriche molto potenti, con accelerazioni da supercar! Tutto ciò, grazie alla rimozione del limite della potenza massima e rimanendo all’interno del rapporto peso potenza di 65 kW/t. Come è possibile?

La normativa di omologazione ECE R85, fa una distinzione tra la potenza netta e la potenza massima su 30 minuti, dei gruppi motopropulsori elettrici. Cosa significa?

In un’auto con motore endotermico, la potenza massima del motore, coincide col valore ottenuto in fase di omologazione e quindi col valore riportato sul libretto di circolazione. In un’auto elettrica, il discorso è un po’ diverso. Un motore elettrico, ha delle prestazioni, che dipendono, si, dalla potenza del motore stesso, ma anche dalla batteria che lo alimenta.

Un’auto elettrica, non può viaggiare alla massima potenza (potenza di picco), per un lunghissimo periodo e proprio per questo, la normativa di omologazione ECE R85, definisce la potenza netta massima, non quella di picco, ma quella media, erogata in circa 30 minuti. Ne consegue, che, sul libretto di circolazione, la potenza indicata, sarà quella media erogata in 30 minuti, appunto. Quindi più bassa di quella di picco del motore elettrico. Tutto ciò, permette ad un neopatentato, di smarcare la legge e di guidare sin da subito auto elettriche sportive.

Esempio di calcolo

Consideriamo un’auto elettrica che pesa 2 tonnellate (2.000 kg), con una potenza di picco del motore, di 221 kW (300 CV). Nel libretto di circolazione, come detto prima, non sarà riportata la potenza di picco (221 kW), ma la potenza netta massima erogata in media in 30 minuti, che dovrebbe aggirarsi attorno ai 100 kW. Il rapporto potenza/peso, sarà: 50 kW/t (100 kW*1 t/2 t), ampiamente sotto il valore imposto dalla legge.

Conclusioni

Non ho nulla contro le auto elettriche, anzi. Guidarle è un piacere immenso, sia per il confort che per le prestazioni entusiasmanti, date dalle caratteristiche dei motori elettrici: coppia abbondante in tutto l’arco di funzionamento e tanta potenza! Poi, sono ecologiche.

Vorrei fare però una riflessione, che mi suggerisce il paradosso di questa legge. Ha senso permettere ad un neofita della guida, di guidare un’auto elettrica da 300 CV o anche molti di più e non permettergli la guida di un’auto tradizionale, con 100 CV? Direi proprio di no. Il motivo è semplice. Anche se tutte le auto in commercio ormai sono sicurissime, termiche o elettriche che siano, gestire la dinamica di guida di un auto elettrica, può risultare più difficile della gestione di un veicolo tradizionale.

Un’auto elettrica vanta accelerazioni brucianti, che permettono di coprire gli spazi, in molto meno tempo, rispetto ad un veicolo con motore endotermico. Poi c’è la non secondaria problematica delle masse in gioco, dovute alle batterie, che pesano diversi quintali, che, seppur in un contesto di basso baricentro, rendono in taluni casi la guida più impegnativa, a causa delle inerzie in gioco. Ai posteri l’ardua sentenza.

Come risparmiare carburante? Consigli

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L’eco-driving per anticipare la transizione tecnologica!

Oggi più che mai, è importante sapere, come risparmiare carburante, visti i prezzi alla pompa. Si fa un gran parlare di lotta alla CO2, il climalterante per antonomasia. Ormai da anni è iniziata la crociata contro le auto DIESEL, che pensate un pò, emettono meno CO2 di un’auto a benzina. Le situazioni emergenziali, contingenti, a livello internazionale, ci impongono parsimonia nell’utilizzo dell’energia. Tutte le case automobilistiche stanno investendo milioni di euro, per convertire le linee produttive, per realizzare vetture full electric, in vista dello switch-off del 2035 (a partire da questa data non potrà più uscire dalle linee produttive europee, nessuna auto con motore a combustione interna). Ma nel frattempo, prima che tutte le auto circolanti, siano elettriche e prima che le rinnovabili raggiungano la maggioranza dell’energia usata, ovvero tra qualche decennio, si può fare qualcosa? Sicuramente, sviluppare carburanti sintetici è una soluzione, ma ce n’è un’altra di cui si parla pochissimo, ovvero l’ecodriving.

Sono convinto, che, risparmiare carburante, attraverso la consapevolezza di una guida, attenta ai consumi, che passa attraverso semplici strategie di guida del veicolo, possa fin da subito, concorrere, all’abbattimento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera.

Che aspetti? La Terra grida aiuto, impara, come risparmiare carburante e ad inquinare meno!

Ecodriving

La guida ecologica, l’ecodriving appunto, è una branca della guida sicura, perché guidare nel rispetto dell’ambiente, consumando meno carburante, richiede una guida attenta, che è già di per sé, una guida sicura. Come fare per guidare in modo ecologico?

Ecco alcuni consigli:

  1. Evitare accelerazioni inutili, ovvero se siamo in prossimità di uno stop ad esempio, evitiamo di accelerare e poi frenare subito dopo, arriviamo quindi allo stop, rallentando un pò prima; l’inerzia costa meno!
  2. Non “tirare” le marce più del dovuto, quindi passiamo al rapporto superiore, senza aspettare troppo. I consumi aumentano all’aumentare del numero di giri!
  3. In autostrada rispettiamo i limiti di velocità! Andare a 130 km/h di media, vi permette ad esempio, di coprire la ragguardevole distanza di 300 km, in 2 h e 18 m! Per coprire la stessa distanza alla velocità di 145 km/h di media, ad esempio, occorreranno 2 h e 4 m. Vale la pena ridurre di 14 m un viaggio di 300 km, rischiando la vita, una multa e consumando più carburante?
  4. Evitiamo di trasportare orpelli vari e carichi inutili quando viaggiamo, infatti, disturbare l’aerodinamica del veicolo con portabagagli vuoti sul tetto, ad esempio, incrementa i consumi di carburante. Parimenti, evitare di trasportare pesi inutili.
  5. Usiamo il climatizzatore solo quando è necessario, perché è un accessorio che toglie potenza al motore, facendo aumentare i consumi di carburante.
  6. Infine, una buona manutenzione, con regolari tagliandi di manutenzione al motore, mantiene efficiente il veicolo, che consumerà il giusto quantitativo di carburante.

Ecodriving, i vantaggi per le aziende

  • Dipendenti più attenti ai consumi, fanno risparmiare molto denaro all’azienda.
  • I lavoratori che guidano in sicurezza, causano meno incidenti, con evidenti ripercussioni positive verso l’azienda (riduzione assenze dovute ad infortuni, riduzione dei fermi del veicolo per riparazione, riduzione dei ritardi dell’espletamento dell’attività lavorativa, riduzione dei costi umani riferiti alle vittime di incidente stradale e derivati dalla perdita di produttività dell’azienda…).
  • Possibilità di certificare la propria azienda, secondo lo standard ISO 39001.

Agevolazioni fiscali per le aziende

  • Finanziamenti Inail (art. 11 D.Lgs. 81/08) per progetti di investimento in materia di salute e sicurezza sul lavoro da parte delle piccole, medie e micro imprese.
  • Sconto sul premio assicurativo Inail (art. 24 D.M. 12/12/2000), cui si può accedere nel caso si siano attuati una serie di provvedimenti di prevenzione in materia di sicurezza sul lavoro.
  • Riduzioni dei premi RC auto per talune agenzie assicurative previa consegna di attestato formativo di guida sicura.
  • Possibilità di usufruire di una serie di fondi interprofessionali per finanziare parte dei costi da sostenere.

Effetti dell’ecodriving, studio FORD

Grazie a Ford e non solo, si è potuto osservare, come un gruppo di guidatori di flotte aziendali, che hanno partecipato ad un corso di ecodriving, siano riusciti a risparmiare carburante.

Negli 11 mesi successivi al training, si è registrata una riduzione complessiva del 35% anche delle richieste di rimborsi, da parte delle assicurazioni, per piccoli incidenti e danni causati ad altri veicoli. Il risparmio di carburante e di emissioni stimato è stato del 20-25% subito dopo il traning e, in media, tra il 5 e il 15% sul lungo termine.
Il risultato è stato sbalorditivo: sullo stesso tratto di circa 50 chilometri, percorso con la medesima auto, prima e dopo il training, si sono ridotti del 28% i consumi e sono stati utilizzati appena 2 litri di carburante.

L’ambiente ed il portafogli ringraziano!

Come risparmiare carburante, grazie all’aiuto della tecnologia

Incidenza dei servizi dell’auto sui consumi di carburante:

  • Servosterzo elettrico(-3%)
  • Alternatore che ricarica la batteria solo in rilascio, ovvero tecnologia micro-hybrid (-3%)
  • Palette che chiudono i flussi interni(-1%)
  • Pompa dell’acqua elettrica(-3%)
  • Pneumatici a bassa resistenza al rotolamento (-0,7%). I pneumatici influiscono per il 20% sui consumi di carburante!

Nissan Qashqai e-POWER: elettrica o ibrida?

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La cilindrata è variabile!

Volevo già da un pò, scrivere un articolo sulla Qashqai e-POWER. Finalmente un ibrido diverso, interessante e che strizza l’occhio alle vetture full electric. Un ibrido in serie, che farà parlare molto di se, grazie alle soluzioni tecniche del motogeneratore a benzina.

Proprio così, infatti, il fiore all’occhiello della Qashqai e-POWER, non è la parte elettrificata, ma il motore a benzina, che a differenza di altre case automobilistiche, si avvale di una soluzione a rapporto di compressione variabile, ovvero a cilindrata variabile.

Nissan e-Power

Trazione solo elettrica per la Nissan Qashqai e-POWER

L’ibrido in serie e-POWER di Nissan, permette un’esperienza di guida paragonabile a quella di un’auto elettrica. Il sistema, infatti, è composto da un motogeneratore a benzina di 1,5 litri, turbo, con architettura a 3 cilindri, della potenza di 158 CV, con rapporto di compressione variabile e di un motore elettrico da 190 CV e 330 N m di coppia motrice, sempre disponibili, che è l’unico motore collegato alle 2 ruote motrici anteriori. La trazione è sempre elettrica!

Con un pieno di benzina (55 litri), si percorrono mediamente 1.000 km! Questo grazie all’efficienza del motore a benzina a cilindrata variabile e del sistema ibrido in serie di Nissan Qashqai; e-POWER appunto, in cui il motore endotermico funge solo da generatore di corrente per alimentare la parte elettrica. La batteria al litio ha una capacità netta di poco meno di 2 kWh. I risultati migliori, come in tutte le auto ibride, si raggiungono in città, dove la Nissan Qashqai e-POWER, riduce le accensioni del motore termico, del 65% rispetto alle rivali con sistema ibrido tradizionale! In città, quindi, si va tanto in elettrico.

Rapporto di compressione variabile

Molte case automobilistiche, per ottenere un rendimento migliore dei motori endotermici a benzina, sono ricorsi a soluzioni, come:

  • Cilindri on demand, vedi Ferrari e Volkswagen ad esempio, sistema che quando non è richiesta tanta potenza, disattiva una metà dei cilindri, per risparmiare carburante ed inquinare di meno.
  • Ciclo Miller o Atkinson, che ritardando la chiusura delle valvole di aspirazione, riducono la potenza del motore, ottenendo un risparmio di carburante.

Nissan invece, con il sistema e-POWER, si è distinta, rispolverando un sistema di 6 anni fa, della controllata Infiniti, ovvero il sistema Harmonic Drive con rapporto di compressione variabile.

Harmonic Drive, come funziona?

Prima di tutto ricordiamo per i meno esperti, che il rapporto di compressione in un motore endotermico, è il rapporto tra il massimo ed il minimo volume a disposizione della massa gassosa, ovvero il rapporto tra lo spazio interno del cilindro, quando il pistone si trova rispettivamente al punto morto inferiore e al punto morto superiore. Il rapporto di compressione è un indice molto importante, in quanto permette di valutare l’efficienza di un motore ed è fisso!

Il sistema Harmonic Drive di Infiniti, controllata di Nissan, cambia il paradigma! Il rapporto di compressione e quindi se vogliamo la cilindrata del motore, sono variabili. Tutto ciò come è possibile?

Il sistema funziona basandosi sul principio della bilancia, eliminando il collegamento diretto tra la biella e l’albero motore. La biella viene collegata prima ad un bilanciere, che a sua volta è collegato attraverso un’altra biella ad un secondo albero motore eccentrico. Gli Harmonic Driver, attraverso una leva, muovono l’albero motore secondario, allungando o accorciando la corsa dei pistoni. Così si ottiene un rapporto di compressione variabile tra valori che vanno da 8:1 fino a 14:1. Il tutto è gestito elettronicamente e dipende da tante variabili, come la potenza richiesta ecc. ecc.

Il fine, sarà l’ottenimento di prestazioni elevate, bassi consumi e rendimenti termici elevati. VIDEO

Nissan Qashqai e-POWER, scheda tecnica

PotenzaCV (kW)190 (140)
CoppiaNm330
Trazione2 ruote motrici
Consumo in ciclo combinatol/100 km5.3-5.4
Emissioni in ciclo combinatog/km119-122
Livello emissioni Euro 6d
Velocità massimaKm/h170
Accelerazione 0-100 km/hsec7.9
Capacità serbatoiolitri55
Scheda tecnica, Nissan Qashqai e-Power

Gamma e prezzi

AllestimentoPrezzo a partire da
Acenta36.270 euro
Business36.800 euro
N-Connecta39.230 euro
Tekna41.720 euro
 Tekna +45.020 euro
Listino Nissan Qashqai e-Power

Tecnologie per la sicurezza e il comfort

Non mancano gli ADAS!

Il sistema ProPILOT con Navi-link regola accelerazione, frenata, stop e ripartenza nella singola corsia, è in grado di leggere i segnali stradali e adattare automaticamente la velocità della vettura. Inoltre, acquisisce i dati dal navigatore e regola la velocità nelle curve o sulle rampe delle uscite autostradali.

Ricca dotazione tecnologica di bordo con Head Up Display (HUD) da 10,8” che proietta informazioni sull’itinerario, sul traffico o di assistenza alla guida nel campo visivo del guidatore, nuovo quadro strumenti digitale multifunzione da 12,3” ad alta definizione e nuovo sistema di infotainment e navigazione con schermo digitale touch HD da 12,3”.

Interni Nissan Qashqai e-Power

Il nuovo Qashqai e-POWER si avvale della tecnologia e-Pedal Step, che permette di accelerare e rallentare usando il solo pedale dell’acceleratore. Il sistema, che si attiva tramite un apposito pulsante sulla consolle centrale, è molto utile e comodo nelle situazioni di guida caratterizzate da frequenti variazioni di velocità.

Quando si rilascia il pedale, e-Pedal rallenta la vettura, ma senza arrestarla completamente, questo per facilitare le manovre di parcheggio e alle basse velocità.

Non ci rimane che provarla!

Vi consiglio un libro:

Trasmissione Transaxle, perché adottarla?

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Oggi voglio riproporre un mio articolo di 2 anni fa, scritto per la rivista tuttoporsche, che tratta della trasmissione Transaxle. In quest’articolo ho cercato di spiegare in modo semplice il funzionamento del Porsche Transaxle! Buona lettura.

Albero di trasmissione e rapporto di trasmissione

Parlare di TRANSAXLE, evoca il ricordo di auto leggendarie, come le Porsche 928 e non solo.

Cominciamo con lo spiegare cos’è l’albero di trasmissione: è un organo rotante che collega mediante 2 giunti l’albero secondario del cambio, con il pignone della coppia conica, entro la quale è collocato il differenziale; deve essere di costruzione leggera per ovvi motivi di inerzia ed è costituito da un tubo di acciaio che deve essere perfettamente equilibrato, onde evitare perdite di potenza e fastidiose vibrazioni che si possono ripercuotere sui supporti del telaio/carrozzeria. Il rapporto di trasmissione è dato dalla differenza di rotazione tra l’albero di trasmissione e le ruote motrici; quest’ultime girano mediamente ad una velocità 5 volte inferiore rispetto a quella dell’albero di trasmissione, a causa della coppia conica.

Si sa, che per ottenere da un auto un comportamento sportivo, equilibrato e piacevole, gli ingegneri ed i tecnici, sono costretti ad usare ogni mezzo.

La storia non mente e ci consegna il TRANSAXLE!

Trasmissione Transaxle, cos’è?

Questo sistema, viene utilizzato sulle vetture sportive (la Porsche lo ha utilizzato per la prima volta nel 1977), che hanno un motore di elevata cilindrata, montato sull’anteriore e la trazione al posteriore, perché soprattutto in questa configurazione è necessaria una ripartizione ottimale dei pesi ed il TRANSAXLE, svolge egregiamente questo compito. 

Sistema di trasmissione Transaxle

Vediamo nello specifico.

Un sistema di trasmissione è TRANSAXLE, quando tutto il comparto della trasmissione,  costituito dal cambio, volano/frizione e differenziale è separato dal propulsore e viene montato sul retrotreno. Grazie a questo layout, si può optare per un albero di trasmissione più leggero, in quanto quest’ultimo non deve sopportare la fluttuazione di coppia data dalla variazione degli ingranaggi, poiché nel momento in cui l’albero trasmette la potenza a tutto il comparto di trasmissione, montato al posteriore, la coppia a cui è sottoposto è al massimo come quella del motore, grazie al cambio montato subito prima del differenziale.

Sistema di trasmissione tradizionale

Invece in un sistema tradizionale, con cambio montato in serie al motore e prima dell’albero di trasmissione, la coppia a cui è sottoposto l’albero nel momento torcente (ovvero nel momento in cui trasmette la potenza), può arrivare a superare la coppia max del motore (soprattutto con le marce basse) e viene da se, che l’albero di trasmissione in un sistema tradizionale, deve essere più robusto e quindi più pesante.

Sistema di trasmissione tradizionale

Pregi della trasmissione Transaxle

Oltre ai pregi della leggerezza e a quello di garantire un’ottimale ripartizione dei pesi, la trasmissione TRANSAXLE ha un terzo pregio, che è quello di avere tutta la coppia all’uscita del cambio, che viene scaricata immediatamente a terra. Inoltre il motore essendo “orfano” del cambio, che è montato sull’asse posteriore, può essere spostato a piacimento in avanti o indietro rispetto al centro della ruota, per giocare ulteriormente con la ripartizione dei pesi.

Ma si sa, tutte le “medicine”, hanno controindicazioni. Veniamo ai difetti.

Difetti della trasmissione Transaxle

La trasmissione TRANSAXLE non è adatto al ponte rigido, a causa del peso che inficia il funzionamento delle sospensioni, ma oggi ormai, c’è largo impiego di sospensioni multilink, quindi il problema non si pone.

Il secondo problema, potrebbe essere legato al cambio, ovvero a causa dell’allungamento dei leveraggi del cambio appunto (vista la distanza tra la leva ed il cambio, che è montato posteriormente), si può incorrere in una difficoltà di azionamento. Anche qui le nuove tecnologie ci vengono incontro con lubrificanti specifici a bassa viscosità, per compensare  la riduzione di calore a cui il cambio sarebbe sottoposto, se si trovasse, come nei sistemi tradizionali, vicino al motore e con il cambio robotizzato by-wire, che grazie ad attuatori specifici bypasserebbe il problema dell’inserimento difficile della marcia.

Porsche 928 con sistema di trasmissione Transaxle

Nello specifico, la Porsche 928, aveva le sospensioni  indipendenti, con assale posteriore di tipo Weissach axle, quest’ultima particolare soluzione, garantiva di eliminare il sovrasterzo in decelerazione, permettendo alla sospensione posteriore di adattarsi in curva. 

Il cambio poteva essere manuale a 5 rapporti oppure automatico a 4 rapporti.

La trasmissione TRANSAXLE è applicabile anche ad auto con la trazione integrale, chiaramente ci sarà un albero di trasmissione in più, che sarà collegato ad un altro differenziale anteriore.

Videocamere automobile, tra gli ADAS!

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Le videocamere in un’automobile

Continuiamo la carrellata dei sensori ADAS, che ormai fanno parte dell’equipaggiamento di tutte le vetture moderne. Stavolta l’argomento è: videocamere automobile! Scopriamo insieme quanti tipi ce ne sono e come permettono di aumentare la sicurezza di marcia. Le videocamere per automobili, aiutano il conducente a vedere ciò che accade intorno al veicolo e non solo, come vedremo, a differenza dei sensori RADAR e LIDAR, di cui abbiamo parlato nei precedenti articoli. Fonte: libro “I sistemi di sicurezza attiva e di assistenza alla guida” Scanferla, Sartori.

Videocamere automobile: strumenti utili per individuare tutto

Sono strumenti utili per individuare pedoni, ciclisti e segnali stradali, ma non solo. Sono anche in grado di controllare lo stato psico-fisico del guidatore, attraverso il rilevatore di stanchezza conducente.

Infatti le videocamere per automobili, sono di due tipi: interne oppure esterne. Come per i RADAR e i LIDAR, le videocamere sono disposte nella parte anteriore del veicolo. Precisamente nella parte alta del parabrezza, dietro lo specchio retrovisore centrale. Oppure per avere una visione completa a 360°, vengono installate sul tetto del veicolo. Quest’ultima soluzione ha costi nettamente superiori rispetto alle videocamere frontali.

Videocamere interne

Le videocamere interne, hanno la funzione di monitorare lo stato del conducente, osservandone lo sguardo e le espressioni facciali, per individuare malori o colpi di sonno.

Sistema di rilevazione stanchezza

Le videocamere per automobili più evolute, addirittura integrano un’altra funzione. Riescono a visualizzare i movimenti di braccia e mani e come il conducente interagisce con il display touch sul cruscotto. Straordinario direi! Dei sensori ad infrarossi permettono la visione notturna o in scarse condizioni di luminosità.

Videocamere esterne

Le videocamere esterne, coadiuvano gli altri sensori ADAS (RADAR, LIDAR, ultrasuoni per l’assistenza al parcheggio…), contribuendo al rilevamento di tutto quello che sta intorno al veicolo. Come detto prima sono ubicate sulla parte superiore del parabrezza, dietro lo specchio retrovisore centrale. Quindi al riparo dallo sporco ed in grado di avere un’ampia visuale di ciò che sta di fronte alla vettura.

Sono di due tipi:

  • Videocamere nello spettro delle luce visibile
  • Videocamere nello spettro di luce infrarossa

Nel primo caso, l’utilizzo è esteso a quasi tutti i veicoli e permettono di individuare pedoni, ciclisti e segnaletica verticale, che viene riportata sul cruscotto.

Nel secondo caso, le videocamere riescono a vedere di notte e con luce scarsa. Utilizzano filtri speciali che identificano la radiazione di calore emessa da pedoni, ciclisti e animali.

Sistemi ADAS

Principio di funzionamento

Il funzionamento tipico di un sistema di videocamere per automobili, prevede diverse fasi di elaborazione dei dati, che di seguito andremo a conoscere:

  1. Acquisizione delle immagini grazie ad una mono-camera o stereo-camera
  2. Controllo delle immagini acquisite, ovvero controllo dell’esposizione, per permettere l’intercettazione di ostacoli fissi anche in zone buie; bilanciamento, ovvero l’esaminazione e la modifica dei colori presenti nell’immagine registrata, rendendoli il più vicino possibile ai colori reali
  3. Elaborazione delle immagini. Le immagini vengono elaborate per poter essere rappresentate in uno schermo
  4. Comunicazione. Una volta che l’immagine è stata elaborata e corretta, viene trasmessa agli altri sistemi di controllo del veicolo, come il sistema della frenata d’emergenza AEB.

Capirete la difficoltà di riparare una vettura dotata di ADAS… Gli ADAS vanno ricalibrati, da persone qualificate che lavorano in carrozzerie dotate degli strumenti necessari alla ricalibrazione degli ADAS.

ADAS: come funzionano i RADAR automobilistici?

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La guida autonoma grazie ai RADAR automobilistici

Proseguiamo con i RADAR automobilistici! Come accennato nel precedente articolo, gli ADAS, per funzionare, si avvalgono di sensori specifici, come i LIDAR, ma anche dei più conosciuti RADAR. Nell’immaginario collettivo, l’acronimo RADAR, è associato ad un ambito militare, ma da molti anni, ormai, anche l’automotive, fa un largo uso di questi dispositivi. I RADAR automobilistici, sono indispensabili per la guida autonoma o semiautonoma. Fonte: libro “I sistemi di sicurezza attiva e di assistenza alla guida” Scanferla, Sartori.

Definizione

RADAR è l’acronimo di Radio Detection And Ranging, ovvero sensori, di cui le vetture di ultima generazione sono dotati, in grado di intercettare gli ostacoli utilizzando microonde che attraversano l’aria senza subire interferenze. Al contrario dei sensori LIDAR, i RADAR automobilistici, penetrano indisturbati, attraverso nubi, foschia e nebbia.

I RADAR automobilistici, sono caratterizzati dalla copertura di medie distanze, frequenze Doppler ridotte, dimensioni e costi inferiori, rispetto ai RADAR usati nell’ambito militare. Nonostante ciò, conservano un’ottima capacità di rilevamento degli oggetti metallici come i veicoli e allo stesso tempo riescono ad intercettare anche oggetti non metallici, come i pedoni, ma il raggio di rilevamento è ridotto.

Principio di funzionamento: che cosa fa il RADAR?

I RADAR funzionano in modo simile all’eco di un onda sonora che si può osservare in acustica. I RADAR emettono delle onde elettromagnetiche che vengono riflesse dagli oggetti circostanti e, in funzione del tempo per il ritorno del segnale emesso, il dispositivo, riesce ad avere informazioni indispensabili sulla distanza, la velocità relativa tra il veicolo su cui è installato il RADAR e il veicolo che precede, così, come sugli oggetti circostanti e sull’angolo azimutale. Il RADAR emette un fascio di onde per intercettare gli ostacoli e l’angolo azimutale individua la copertura del fascio di onde emesso appunto. Ricordo, che i RADAR funzionano in qualsiasi condizione atmosferica e di visibilità.

Angolo azimutale

I RADAR possono essere installati in diverse parti del veicolo. Generalmente nel paraurti anteriore per avere una copertura completa di quello che si trova di fronte, ma anche lateralmente e posteriormente, per una scansione a 360°.

I RADAR automobilistici sono di due tipi: sensori a corto e medio raggio, ovvero per distanze di rilevamento di 30 m e 100 m, rispettivamente.

Sensori ADAS

Parametri di misurazione utilizzati dai RADAR automobilistici

I RADAR misurano la distanza e la velocità relativa tra due veicoli consecutivi e l’angolo azimutale del fascio di onde emesso. Lo fanno attraverso la definizione dell’equazione delle onde emesse e ricevute dal sensore.

Per farla semplice:

Effetto Doppler

in figura è evidente, come varia la forma dell’onda ricevuta in seguito all’avvicinamento o allontanamento del veicolo dall’oggetto intercettato. Se la distanza tra il veicolo in movimento e l’ostacolo si riduce, la frequenza aumenta, viceversa diminuisce.

RADAR: attività principali

Il funzionamento dei sensori RADAR, si basa su 7 attività:

  • Pre-elaborazione ed acquisizione di dati digitali
  • Analisi spettrale, ovvero scomposizione dell’onda ricevuta dal RADAR in ampiezza, fase e frequenza, per le dovute operazioni di calcolo a carico della centralina
  • Rilevamento dei picchi di frequenza o di tempo
  • Assegnazione dei picchi rilevati agli oggetti presenti nel contesto di esame
  • Determinazione dell’angolo azimutale
  • Raggruppamento dei dati ottenuti dalle misurazioni
  • Tracciamento, ovvero assegnazione di possibili oggetti identificati in precedenza con gli oggetti rilevati

Nel prossimo articolo parleremo delle videocamere, che sono pur sempre sensori ADAS!